La beffa dell’Umanesimo.

L’Umanesimo, la grande beffa di Cecco Angiolieri  (Siena 2014, ilmiolibro.it) è un nuovo saggio di Menotti Stanghellini destinato a far cambiare molte cose non solo nelle letterature, ma anche nelle basi culturali di tutta l’Europa.
Il titolo stesso è significativo: soprattutto dai due articoli più importanti, fra i dieci del saggio, emergono le prove che Giovanni Boccaccio, apparso come il vero autore delle due raccolte di novelle attribuite finora a Gentile Sermini e a ser Giovanni Fiorentino, veri e propri Decameron senesi, non può che essere uno pseudonimo di Cecco Angiolieri.
Se questo non bastasse, un altro articolo, destinato a suscitare un certo interesse non solo in Italia, dimostra che il francese Chrétien de Troyes, ritenuto fino ai nostri giorni il poeta europeo più grande prima di Dante, altro non è che un ennesimo pseudonimo di Cecco.
Spero che gli specialisti non continuino a ignorare queste ricerche, come vanno facendo da alcuni anni trincerandosi dietro un silenzio sprezzante: dovranno dimostrare con dati di fatto, da scienziati veri, che io ho imboccato una strada sbagliata, altrimenti rischiano di compromettere la loro serietà e integrità professionale per la difesa di interessi personali.
Se ho ragione e le mie ricerche hanno un fondamento, non è giusto che si continui a insegnare nelle scuole superiori e nelle Università, non solo italiane, letterature il cui assetto è viziato e stravolto da un errore di fondo colossale.
Se quasi tutta la letteratura che va da Omero fino al Boccaccio è spuria, è ingiusto e immorale che si continuino a sperperare risorse costate sacrifici alle vecchie e nuove generazioni per dare lavoro a tanti insegnanti del settore umanistico e per tenere occupata una massa di alunni i più dei quali prediligono studi moderatamente impegnativi e scelgono di laurearsi in Facoltà di tipo umanistico per evitare lo scoglio delle materie scientifiche e tecniche, indispensabili per risolvere, seppure in parte, i mille problemi da cui la nostra società è angustiata.
Non metto in discussione che la maggior parte dei suddetti insegnanti facciano di tutto per lavorare seriamente, ma come è possibile ritenere serio un lavoro simile, se risulterà che non è basato su testi originali e autentici, bensì su falsi confezionati nel tardo Medioevo da un giullare colto e geniale senese per una burla epica o per altri motivi da precisare meglio?

Trascrivo in italiano e in inglese la presentazione del libro, che figura sul retro della copertina:

Due “Decameron” senesi portano al vero Boccaccio

I due articoli più importanti di questo saggio confermano  l’ipotesi, avanzata da Menotti Stanghellini in un opuscolo del 2009, secondo la quale la paternità del Decameron sarebbe da attribuire al senese Cecco Angiolieri, che ora è risultato essere anche l’autore di due raccolte di novelle, assegnate per secoli a Gentile Sermini e a ser Giovanni Fiorentino, contraddistinte da stile e temi boccacciani e idioma senese.
Le prove addotte spazzano via molti dubbi. Se le cose stanno così, Giovanni Boccaccio finisce per diventare quello che realmente è, un alter ego di Cecco: proprio nella raccolta serminiana figura una novella, molto realistica e intensamente sensuale, che appare forse la più splendida fra tutte quelle del genere per il quale è famoso e apprezzato il cosiddetto certaldese.
Scoperte non meno importanti emergono da un articolo dedicato alla vera identità dell’autore del Milione e del poeta Chrétien de Troyes. In particolare sul secondo è bastata allo studioso senese una rapida analisi del romanzo Erec et Enide perché Chrétien de Troyes, autore nella lingua francese antica di romanzi cortesi in versi, ritenuto finora il poeta medievale più grande prima di Dante, sia apparso essere un semplice prestanome di Cecco.
Gli altri articoli del saggio prendono in esame filosofi un po’ strani come Platone e Senofonte, Epicuro e Lucrezio, poeti non meno strani come Saffo e Pindaro, dalle composizioni di tutti i quali  fanno spesso capolino lo stile e i temi del falsario senese.
Fra l’altro viene messo in discussione quanto è stato detto sul poeta latino Persio in un convegno tenuto circa due anni fa a Volterra, e altrove per l’ennesima volta si ribatte sulla natura spuria di tutte le opere minori attribuite a  Dante.
Un argomento di carattere attuale è affrontato nell’articolo intitolato Quale futuro attende il liceo classico?

English resume:

The two most important articles of this essay confirm the hypothesis, supported by Menotti Stanghellini in a pamphlet dated 2009, that the authorship of Decameron belongs to Cecco Angiolieri: the siennese writer has turned out to be also the author of two collections of tales, ascribed for centuries to Gentile Sermini and ser Giovanni Fiorentino.
No doubt: if this is the situation, Giovanni Boccaccio becomes a Cecco’s alter ego.
Other important discoveries concern the true identity of the author of Milione and of the french  Chrétien de Troyes who, considered up to these days the greatest medieval poet only second to Dante, has appeared to be a pseudonymous of Cecco.
The other articles of the essay cover authors as Sappho, Plato, Xenophon, Pindaros, Lucretius,  Persius and corroborate the spuriousness of minor works of Dante.